venerdì 13 luglio 2012

Musicoterapia e Alzheimer - Riflessioni (2)


Leggi la prima parte.

Improvvisazione terapeutica – i segnali del corpo
Per circa sei mesi, con cadenza settimanale, Francesca è stata esclusivamente nutrita di vibrazioni sonore. 




Abbiamo deciso di partire dalla base, senza altre finalità specifiche se non una grande attenzione alla relazione e alla comunicazione non verbale, e all’immersione nell’improvvisazione sonora. Con qualche resistenza iniziale, progressivamente superata, Francesca si è distesa sulla cassa armonica del pianoforte e ha vissuto ripetute esperienze musicali, attraverso le improvvisazioni che realizzavo seguendo con attenzione le sue caratteristiche psico-fisiche. 
Il mio faro è stato (ed è sempre) il respiro. In diversi momenti dell’improvvisazione, la musica ricalca ritmicamente e tonicamente il respiro. Nei cambi di accordo, nella conduzione della melodia, nelle variazioni tematiche, il respiro con le sue irregolarità, increspature, sospensioni, mi ha sempre dato i segnali più importanti e di base da seguire. Stare con il respiro del paziente è anche il principio guida per lavorare sulla sua accoglienza, sulla conferma del suo modo di essere, sull’accettazione attraverso la tecnica del rispecchiamento sonoro. Inoltre, osservare improvvisi sbuffi, sospiri, sbadigli è un modo molto efficace per comprendere come stanno cambiando le tensioni psico-fisiche della persona durante il percorso di improvvisazione sonora. Infine, il respiro che si fa più lento, profondo e regolare verso il termine della seduta, è sempre un chiaro segnale di distensione, di maggior benessere. 



Un altro elemento significativo è il battito cardiaco, che in Francesca ho seguito osservandone il movimento all’altezza del collo. Le alterazioni del battito sono particolarmente significative per riconoscere improvvisi sommovimenti emotivi, così come per individuare cellule ritmiche utili all’improvvisazione perché ben più dinamiche di quelle del respiro, e altrettanto personali e caratteristiche.
Altri elementi di osservazione sono molto utili in casi come quelli di Francesca, dove la comunicazione spontanea verso l’esterno è quasi del tutto assente. È il caso della lacrimazione degli occhi, segnale di importanti cambiamenti dello stato emotivo; oppure delle vibrazioni muscolari dovuti alla stimolazione sonora e al rilassamento (per Francesca, è frequente la vibrazione dei piedi). 



O ancora, la postura complessiva, in particolare la direzione dello sguardo, l’apertura o chiusura delle palpebre, la posizione delle mani, la disposizione delle gambe (per Francesca, accavallare le gambe è un segnale di tranquillità, di sentirsi a proprio agio).  Insomma, lo sappiamo, il corpo parla anche quando non vuole o non può, ed è importante rintracciare questi messaggi con grande attenzione.
Durante l'improvvisazione terapeutica, è importante staccare il più possibile il controllo visivo delle mani sulla tastiera, per portare la propria attenzione sul paziente disteso sulla cassa armonica. Fa parte della preparazione, è un esercizio che consiglio a tutti di fare più e più volte. Senza dimenticare di lasciare andare, noi per primi, le nostre tensioni psico-fisiche, in modo da potersi dedicare pienamente all'osservazione e all'ascolto, e di poter accogliere, reinterpretare, rimodulare i segnali deboli che ci arrivano, per poterli poi trasformare intuitivamente e istantaneamente in musica. 

(fine seconda parte - continua)

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